mercoledì 17 giugno 2009

Censura sulla stampa a Teheran

Censura sulla stampa, resiste Twitter. La censura governativa continua a strozzare la stampa estera a Teheran. Una circolare del ministero della Cultura "invita" i giornalisti non accreditati a non seguire le manifestazioni di piazza e ad accontentarsi dei comunicati stampa degli uffici stampa ministeriali. Nei giorni scorsi, alcuni giornalisti stranieri avevano denunciato pressioni e intimidazioni.
Dopo che le autorità iraniane hanno bloccato l'accesso ai siti di comunicazione sul web, resta Twitter, il sito che permette di comunicare attraverso internet con messaggini.
Anche il Dipartimento di Stato Usa ha chiesto a Twitter di rinviare la manutenzione programmata per consentire lo scambio di informazioni.


Twitter rimane un importante luogo dove è possibile reperire informazioni sull'Iran

2 commenti:

  1. Ho seguito anch'io con molta apprensione le notizie relative alle manifastazioni di piazza a Teheran, e le relative manovre di censura ai giornalisti ,in primis il controllo e il rallentamento di accesso ai siti di comunicazione sul web!!!
    Le immagini raccapriccianti arrivano ugualmente su you tube così come Twitter permette di avere brevi informazioni su quanto sta avvenendo, nulla può più rimanere celato!!!!
    E' proprio grazie ai giovani che frequentano internet che è esplosa la contestazione in una situazione statica e lenta, refrattaria come la società iraniana.

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  2. E pensare che c'è chi utilizza il computer come posto per appoggiarci le borse e chi si vanta di essere legato alla penna e alla carta. La tecnologia in questo caso è l'unico modo per comunicare con l'esterno e far conoscere la tragedia che è in atto a due passi da noi. Dalle nostre case, dalle nostre stupidità e superficialità. Da chi si preoccupa di cosa mangiare questa sera e da chi non vuole andare a votare perchè è una giornata persa di mare. Se si fosse realmente consapevoli della ricchezza della democrazia e dell'importanza del voto si userebbe sicuramente un altro metro. Allora non si confonderebbero più le votazioni politiche con quelle dell'"Isola dei famosi".

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