domenica 15 dicembre 2013

SONO ANDATO A VEDERE

L'impressione che ho avuto questa mattina (ndr: venerdì 13 dicembre) al casello autostradale di Alte (ndr: di Montecchio Maggiore - VI) è quella di un salto di qualità del movimento 9 dicembre, cioè di quella galassia o moltitudine di categorie e persone che la crisi ha impoverito e che da una settimana protesta.
Un salto di qualità nel senso di aggregazione e consenso che si è materializzata con la partecipazione di centinaia di studenti delle scuole medie superiori del circondario. Certo una buona parte di questi sono figli di piccoli imprenditori, commercianti, artigiani, ambulanti, camionisti, agricoltori, allevatori,  ecc... tradizionalmente conservatori, leghisti e berlusconiani ma che, come diceva un cartello portato da un immigrato (!) non sono e non si sentono una minoranza. Sono anzi l'acqua in cui  per 30 anni, ha navigato il modello del nord est. 
Il modello dei distretti produttivi, dei capannoni a go go, del lavoro per quasi tutti e del benessere per tanti. Dopo quattro o cinque anni di crisi, di attività che chiudono, di falimenti e di cassa integrazione, molti si sono incazzati e ""vogliono fermare  l'Italia"; vogliono "riprendersi la sovranità popolare e monetaria", insomma fuor di metafora uscire dall'Europa  e non pagare più le tasse oltre al resto del repertorio su politici e immigrati.
Sentire quelle centinaia di persone cantare a squarciagola "fratelli d'italia" e sventolare il tricolore contro il governo, il Capo dello Stato e il Parlamento, mi provocava una certa vertigine.
Molti di questi  hanno sventolato fino a ieri la bandiera separatista... ma al di là dei paradossi quello che emergeva nella confusione è il tentativo di accreditarsi come quelli che mantengono l'ordine dialogano con la polizia e quindi da veri patrioti.

Confesso anche che ho provato disagio per la mia condizione di osservatore estraneo a questa come ad altre manifestazioni del movimento 9 dicembre anche se ritengo sbagliato non volersi sporcare le mani e impedirci così di capire e tentare di produrre altre analisi e altre soluzioni.
Analisi e soluzioni che in parte abbiamo già formulato, ma che finora non siamo stati capaci di concretizzare. Al diritto ad un reddito di cittadinanza vs il diritto ad un lavoro per tutti che non c'è;
alla crisi della politica e della democrazia rappresentativa e il concetto di altro comune sviluppato contro le amministrazioni locali complici della scelta al Dal Molin;
alla crisi di questo modo di produrre e alla riconversione produttiva;
alla condivisione e cooperazione, oggi possibile, di mezzi e forze;
e alla definizione e realizzazione di un bene comune come quello sia pure piccolo, sul terreno dove sorgeva il Presidio No Dal Molin.
Non è abbastanza, non è sufficente  e non c'è nemmeno tanto tempo per venirne fuori ma provarci,  conviene...

testo liberamente tratto dal racconto di un'amico.

10 commenti:

  1. Qui a Milano invece si sono dissolti, all'apparenza.

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  2. E' il movimento del malcontento, molto eterogeneo, c'è di tutto: dai fascidimerda alle brave persone.Conosco Ferro, ha preso le distanze dalla gentaglia, è in buona fede...
    Le idee sono molto confuse..

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    1. Sembra la cifra della politica di questi tempi: una pericolosa confusione tra buone intenzioni coniugate a obiettivi chiari, con un cieco revanscismo fine a se stesso, di chi è rimasto senza condottiero di riferimento.
      E' lo stanco e malato ripetersi del "vediamo cosa succede".
      La strumentalizzazione è a portata di mano per chi è senza scrupoli... e sono in molti.
      Questa situazione è il terreno di coltura ideale per catalizzare il consenso verso "messia" che promettono il "ghe pensi mi" e che fanno annunci che non sapranno concretizzare.
      Nonostante gli anni settanta, gli italiani non sono molto cambiati, negli ultimi 100 anni.

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  3. Berica, lo sai che sono un po' tarda...
    Mi spieghi come fa il tuo amico a dire che c'è stato un salto di qualità nel movimento per "... la partecipazione di centinaia di studenti delle scuole medie superiori del circondario"? Di venerdì. Da noi si dice "fare sega a scuola", da voi forse "bigiare", ma il succo è quello.

    Quanto alle loro richieste, cosa vogliono?
    Tutto: uscire dall'euro, reddito di cittadinanza, lavoro - possibilmente fisso e magari vicino a mammà - per ognuno, abitazioni del Comune a 50 euro/mese, sovvenzioni, aiutini, e via discorrendo...
    In piazza c'è - a parere della capra, che sono sempre io - la lista del "libro dei sogni" di ognuno di loro: ergo, un guazzabuglio di tanti piccoli egoismi che certamente non fanno una società.

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    1. Da noi si dice "bruciare"... sulla partecipazione degli studenti sono d'accordo con te, anche se purtroppo ne hanno approfittato in tanti. A mio parere, il dato preoccupante è la banalizzazione delle sacrosante manifestazioni di disagio e opposizione.

      La confusione rivendicativa è dei tanti abituati a vivere al di sopra delle loro possibilità e delle loro capacità, che fino a ieri sono stati sovvenzionati e protetti dai partiti che governano queste lande. Oggi che i soldi sono finiti, il loro potere è ridimensionato dagli scandali.
      Ci sono cittadini delusi e incazzati perchè il loro investimento elettorale non porta più i "frutti" promessi.
      Come faranno a pagare il mutuo della Jaguard?

      Sarebbe un errore non fare un doveroso distinguo dagli evasori fiscali e dagli approfittatori.

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  4. Si certo, è indispensabile provarci, anche se i risultati sono incerti. Se così non fosse, non saremmo vivi.
    Ciao Berica, mi sono messa in pausa per via dei preparativi, ma sono passata per lasciarti i miei auguri di buone Feste.

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    1. Grazie Ambra, i tuoi auguri sono molto graditi e caldamente ricambiati. :-D
      Restiamo vivi e umani.

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