Nel “Mondo come volontà e rappresentazione”, A. Schopenhauer introduce il concetto di Velo di Maia mutuato dai Veda, antichi testi dell’India.
In occidente, si fa riferimento alla filosofia di Kant, dalla quale Schopenhauer riprende la differenza basilare tra la realtà come appare e la realtà in sé. La realtà fenomenica, come Velo di Maia (apparenza illusoria), offre una visione deformata, pertanto la rappresentazione deve essere ritenuta un inganno e la vita simile ad un sogno.
Il Velo di Maia è l’illusione che impedisce all’essere umano di fare esperienza della verità e del principio assoluto di realtà. Secondo Schopenhauer, l’uomo deve interrogarsi sulla realtà vera per comprendere l’essenza delle cose, squarciando il Velo di Maia e andando oltre la nebbia delle illusioni del mondo fenomenico. La meccanica quantistica indaga il fenomeno dal punto di vista della fisica quando mette in discussione la realtà dalla fisica newtoniana.
Platone ci regala il Mito della Caverna che illustra la differenza tra il mondo delle cose, saturo di apparenze ed illusioni, e il mondo delle idee: il vero, il buono e il bello.
La caverna è un luogo dove i prigionieri, incatenati fin da fanciulli, scorgono soltanto alcune ombre proiettate sulla parete di fronte. Essi credono che le ombre siano l’unica e vera realtà esistente e non possono immaginare ciò che accade alle loro spalle.
Il pensiero corre alla televisione da cui, Karl Popper, con il suo saggio “Cattiva maestra televisione” ci aveva messo in guardia e prima di lui, il folgorante pensiero di Pier Paolo Pasolini. La televisione, “non è soltanto un luogo attraverso cui passano i messaggi, ma è un centro elaboratore di messaggi... attraverso lo spirito della televisione si manifesta in concreto lo spirito del nuovo potere”. È “un medium di massa” che… impone “la leggerezza, la superficialità, l’ignoranza, la vanità”, quali modelli di “una condizione umana obbligatoria”.
Platone immagina che uno schiavo venga liberato dalle catene e trascinato all’esterno della caverna. Dopo aver scoperto che né le ombre che vedeva quando era incatenato, né gli oggetti portati lungo il muro e proiettati sul muro costituiscono la vera realtà, egli sarebbe abbagliato dalla luce del sole e solo poco per volta imparerebbe dapprima a discernere gli oggetti del mondo autentico e alla fine a guardare direttamente il sole che rappresenta il bene.
Invece di rimanere a contemplare in solitudine il sole e il mondo reale, (il bene e la verità), lo schiavo liberato decide di tornare nella caverna, per comunicare agli altri prigionieri ciò che ha visto e per aiutarli a liberarsi a loro volta della prigionia. Sarà deriso dagli altri schiavi, che si convinceranno che la luce esterna gli abbia rovinato gli occhi e quindi non gli crederanno. E alla fine, infastiditi dal suo tentativo di scioglierli e di portarli alla luce del sole, lo uccidono.
Volere sollevare il Velo di Maia significa comprendere e liberarsi dalle illusioni nelle quali confidiamo e che limitano l’esperienza della nostra vita.
Tornando al presente, sono cadute le maschere che nascondevano lo schifo, la degradazione e le falsità su cui si fondavano credenze, sicurezze e rapporti umani. Quando le Istituzioni sostengono apertamente falsità con cui giustificano norme di legge, quando il giornalismo si auto-ridicolizza senza vergogna, quando i cittadini, gli amici e i parenti accettano con indifferenza che si consumino feroci discriminazioni su altri esseri umani, niente è più come prima, o come si credeva che fosse. La “pandemia” ha squarciato il Velo di Maia e ci ha mostrato l'orrore di tutto questo e ha messo in chiaro le cose una volta per tutte.
Come diceva il poeta: “per quanto voi vi crediate assolti, siete per sempre coinvolti“
Spunti da:
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