venerdì 31 ottobre 2025

Francesca Albanese: oltre 60 paesi hanno sostenuto il genocidio israeliano a Gaza

La relatrice speciale delle Nazioni Unite per la Palestina, Francesca Albanese, ha denunciato che oltre 60 stati hanno agevolato la macchina genocida di Israele nella Striscia di Gaza.

Martedì (28 ottobre scorso) Albanese ha presentato all'Assemblea generale il suo ultimo rapporto, intitolato "Genocidio a Gaza: un crimine collettivo", in cui accusa più di sessanta governi di aver facilitato la macchina genocida del regime israeliano a Gaza.

Durante il suo intervento, effettuato da remoto dalla Desmond and Leah Tutu Foundation di Città del Capo, in Sudafrica, la relatrice ha sottolineato che le potenze occidentali e diversi paesi arabi hanno contribuito allo sterminio del popolo palestinese attraverso il sostegno militare, diplomatico ed economico. 

Inoltre, dopo aver sostenuto che una parte della comunità mondiale collabora da anni al perpetuarsi di un'occupazione illegale "che ora è degenerata" in un genocidio "autorizzato a livello internazionale", Albanese ha esortato quei paesi a sospendere le loro relazioni commerciali e militari con Israele, ricordando loro che sono legalmente obbligati ad astenersi dal partecipare alle violazioni israeliane.

L'inchiesta, intitolata "Il genocidio di Gaza, un crimine collettivo", esamina il ruolo di 63 paesi che sono stati legati a Israele a livello diplomatico, militare o commerciale durante la guerra nell'enclave, mantenendo legami che potrebbero implicare "assistenza diretta o partecipazione" ad atti illegali come crimini di guerra e genocidio.

"Attraverso azioni illegali o omissioni deliberate, troppi stati stanno danneggiando, finanziando e proteggendo l'apartheid militarizzato di Israele ", ha sottolineato Albanese durante la presentazione del rapporto. "[E tutto questo] sta permettendo al suo progetto di colonizzazione di trasformarsi in genocidio, il crimine più grave contro il popolo indigeno della Palestina", ha aggiunto.

Il documento di 24 pagine colloca gli Stati Uniti al centro dell'economia di guerra di Israele, responsabili di due terzi delle sue importazioni di armi e di aver bloccato l'assunzione di responsabilità attraverso sette veti nel Consiglio di sicurezza.

Nel reportage, inoltre, si ritiene che la Germania, il Regno Unito e altre potenze europee siano responsabili del fatto di aver continuato a fornire armi avanzate "anche quando le prove del genocidio erano evidenti".

Albanese ha criticato l'Unione Europea per aver mantenuto il suo ruolo di principale partner commerciale di Israele, mentre ha applicato sanzioni immediate alla Russia per l'Ucraina.

Il rapporto ha anche sottolineato la complicità dei paesi arabi che hanno normalizzato le relazioni con il regime sionista mentre Gaza veniva devastata, con riferimento particolare al ruolo dell'Egitto, che ha mantenuto la cooperazione energetica e di sicurezza con Israele e ha chiuso il valico di Rafah, bloccando l'ultima via umanitaria dell'enclave.

La giurista ha anche denunciato “decenni di fallimento morale e politico” del sistema multilaterale, che ha permesso la commissione di genocidi “in tempo reale, davanti agli occhi del mondo”.

Durante la sessione, l'ambasciatore israeliano all'ONU, Danny Danon, ha reagito con insulti personali, definendo Albanese una "strega malvagia". Le organizzazioni per i diritti umani hanno descritto il suo attacco come "oltraggioso" e rivelatore della disperazione di Israele di fronte alle critiche internazionali.

Imperturbabile, Albanese ha risposto: "Se la cosa peggiore che possono dire di me è che sono una strega, lo accetterò. Ma se avessi poteri magici, li userei per fermare i loro crimini e assicurare i colpevoli alla giustizia".

La Relatrice, infine, ha esortato gli Stati a sospendere ogni cooperazione militare e commerciale con l’occupazione israeliana e a costruire “un quadro vivo di diritti e dignità, non per pochi, ma per tutti”.

Fonte: 

Per un quadro più completo, è utile leggere anche: 

DALL'ECONOMIA DELL' OCCUPAZIONE ALL' ECONOMIA DEL GENOCIDIO
Il report ONU di Francesca Albanese che accusa decine di aziende di alimentare lo sterminio a Gaza

mercoledì 8 ottobre 2025

WE SHALL OVERCOME - SONG FOR GAZA

WE SHALL OVERCOME - SONG FOR GAZA

Il grandissimo Roger Waters non si smentisce mai!

Ecco la canzone dedicata a Gaza e scritta in tempi non sospetti (2009/2010)

Fonte: https://t.me/marcellopamio

venerdì 5 settembre 2025

Cosa ne diceva Altan

 


La parata in Cina per la vittoria sul nazi-fascismo e la singolare prima pagina di Repubblica

di Paolo Desogus da un post su Facebook del 3 settembre 2025

La prima pagina di Repubblica oggi (3 settembre 2025) reca il titolo "parata contro l'Occidente". Dopo aver ignorato completamente gli incontri in Cina tra i leader asiatici, la stampa italiana si accorge della "parata". Se ne accorge a scoppio ritardato e solo per inneggiare al più classico dei nostri passatempi, la guerra di civiltà, quella che oppone noi a loro, Occidente all'Oriente.



Ma poi cosa vuol dire "Occidente"? Uso spesso anche io questa parola. Ma vi devo confessare un certo disagio, dal momento che "Occidente" ha assunto una pregnanza di senso interna alla rappresentazione geopolitica del mondo imposta dagli Stati Uniti.

Dire che la parata di Pechino è contro "l'Occidente" significa infatti dire che è contro i rapporti di forza che assegnano attualmente agli Usa una condizione di supremazia. Significa inoltre definire il perimetro geografico di questa potenza, ovvero quell'area del mondo entro la quale l'Europa partecipa in quanto colonia americana, dunque senza voce, senza possibilità di esprimere il proprio punto di vista.

Parlare di "Occidente" e assumere questo termine in modo neutro, senza precisazioni, significa per questo motivo dare per scontato che gli interessi dei paesi europei coincidono con quelli statunitensi. Ovviamente non è così. Gli interessi dell'Europa sono diversi da quelli degli Usa. Ma in quanto espressioni coloniali i nostri governi devono adattarsi all'indirizzo dato da Washington.

C'è un altro punto. Non solo siamo sottomessi al potere degli Usa. Non solo dobbiamo combattere le loro guerre, subire i loro dazi, armarci con le loro armi, fare nostre le loro fisime pseudoculturali (tipo la woke). Non solo dobbiamo rinunciare ai nostri interessi e persino ai nostri valori democratici. Dobbiamo anche partecipare a una guerra di "civiltà" che gli Usa stanno aprendo con la Cina: una guerra tra "Occidente" e "Oriente", con la stampa già pronta a costruire la narrazione secondo cui sarebbero "loro" gli "orientali" ad aver iniziato il conflitto.

La verità è però un'altra. La supremazia americana è in crisi e "loro" hanno deciso di spezzare le catene che li vincolano, come ad esempio il dollaro, insieme a molto altro che ha a che fare anche con gli equilibri militari.

Come andrà a finire? Per noi in Europa sicuramente male. Per combattere le guerre di "civiltà" occorre avercela, occorre avere un briciolo di "civiltà". Occorre avere una visione del mondo. Occorre essere in grado di elaborare una prospettiva per i paesi coinvolti. E noi in Europa non abbiamo nulla di tutto questo: non abbiamo visione, non abbiamo prospettiva, non abbiamo più civiltà.


P.S. Che non abbiamo più civiltà è anche dimostrato dal fatto che la prima pagina di Repubblica non reca alcuna notizia sui mille morti in Darfur a causa di una frana. Nulla nemmeno sul terremoto in Afghanistan. In compenso viene messa in risalto la morte di Emilia Fede. Siamo spacciati.


mercoledì 6 agosto 2025

Criminali di guerra

Heidi Levine, famosa fotografa, ha scattato un'immagine aerea di Gaza simile a Hiroshima da un aereo militare giordano. Ha violato le regole dell'IDF, che vieta ai giornalisti foto aeree, trasmettendola clandestinamente. Fonte


Il 6 e il 9 agosto 1945, gli Stati Uniti d'America, solo loro e per la prima volta, hanno bombardato con bombe atomiche, le città giapponesi di Hiroshima e Nagasaki.

Gli Stati Uniti d'America come l'entità sionista, sono stati fondati sul genocidio e sul furto della terra; 
Gli Stati Uniti d'America come l'entità sionista, hanno raso al suolo intere città e ucciso i suoi abitanti;
... dal 7 Ottobre 2023 Israele ha scatenato sulla Striscia di Gaza, su poco più di 2 milioni di persone inermi, 20 volte il potenziale esplosivo di Hiroshima.


Chi sono i criminali di guerra? Chi li protegge?


António Guterres nel messaggio per l'80° anniversario del bombardamento di Hiroshima non ha menzionato chi lo ha effettuato. 
Il testo completo del suo discorso è riportato dal quotidiano giapponese The Mainichi. Il primo ministro giapponese e il sindaco di Hiroshima alla cerimonia hanno anche taciuto sul fatto che la bomba atomica sulla città sia stata sganciata dagli Stati Uniti.


In conclusione, una buona lettura del contesto odierno 80 anni da Hiroshima: l’Uomo al suo ultimo miglio? e un buon ascolto DA HIROSHIMA A GAZA: 80 ANNI DI GUERRE con MASSIMO MAZZUCCO

sabato 12 luglio 2025

DALL'ECONOMIA DELL' OCCUPAZIONE ALL' ECONOMIA DEL GENOCIDIO

Economia del genocidio: il report ONU di Francesca Albanese che accusa decine di aziende di alimentare lo sterminio a Gaza

Il 30 giugno 2025 la Relatrice Speciale dell’ONU Francesca Albanese ha presentato al Consiglio per i Diritti Umani un rapporto che potrebbe segnare una svolta nelle responsabilità economiche nei conflitti armati. Intitolato “From Economy of Occupation to Economy of Genocide” (testo ufficiale in PDF), il documento accusa oltre 60 aziende internazionali di trarre profitto dalla distruzione sistematica della Striscia di Gaza e di contribuire direttamente o indirettamente a crimini che configurano genocidio.

Consiglio per i Diritti Umani

Cinquantanovesima sessione 16 giugno-11 luglio 2025  Punto 7 dell'odg: Situazione dei diritti umani in Palestina e negli altri territori arabi occupati

DALL'ECONOMIA DELL' OCCUPAZIONE ALL' ECONOMIA DEL GENOCIDIO

Rapporto della Relatrice Speciale sulla situazione dei diritti umani nei territori palestinesi occupati dal 1967*, **

Sintesi

Questo rapporto indaga i meccanismi aziendali che sostengono il progetto coloniale israeliano di sfollamento e sostituzione dei palestinesi nei territori occupati. Mentre i leader politici e governi si sottraggono ai propri obblighi, troppe entità aziendali hanno tratto profitto dall'economia israeliana di occupazione illegale, apartheid e ora genocidio. La complicità denunciata da questo rapporto è solo la punta dell'iceberg; porvi fine non sarà possibile senza chiamare a rispondere il settore privato, compresi i suoi dirigenti. Il diritto internazionale riconosce diversi gradi di responsabilità, ognuno dei quali richiede esame e accertamento delle responsabilità, in particolare in questo caso, in cui sono in gioco l'autodeterminazione e l'esistenza stessa di un popolo. Questo è un passo necessario per porre fine al genocidio e smantellare il sistema globale che lo ha permesso.


Leggi tutto il rapporto tradotto in italiano: https://cdn77.pressenza.com/wp-content/uploads/2025/07/Rapporto-Francesca-Albanese-def.pdf


Secondo Albanese, l’attuale campagna militare israeliana non si reggerebbe solo su decisioni strategiche, ma su una rete industriale e finanziaria che renderebbe l’aggressione “economicamente sostenibile”. Le aziende coinvolte opererebbero nei settori della difesa, della tecnologia, della sorveglianza, delle infrastrutture e anche dell’industria automobilistica.

Tra le imprese citate spiccano giganti della difesa come Elbit Systems, Israel Aerospace Industries, Rafael Advanced Defense Systems, Lockheed Martin, Boeing, General Dynamics, Leonardo, Airbus, tutte fornitrici di armamenti utilizzati nei bombardamenti o nelle incursioni di terra contro Gaza.

Nel campo della tecnologia, il report menziona Palantir Technologies, che fornisce software di sorveglianza alle autorità israeliane; Google e Amazon, coinvolte nel controverso progetto Nimbus di cloud computing per il governo israeliano e altri colossi come IBM, HP e Microsoft, accusati di contribuire alle infrastrutture digitali dello Stato israeliano, comprese le piattaforme di riconoscimento facciale e i sistemi di controllo nei checkpoint e nei Territori occupati. Come racconta il report: “Microsoft è attiva in Israele dal 1991, sviluppando il suo più grande centro al di fuori degli Stati Uniti. Le sue tecnologie sono integrate nel sistema penitenziario, nella polizia, nelle università e nelle scuole, comprese le colonie. Microsoft ha integrato i suoi sistemi e la tecnologia civile nell’esercito israeliano dal 2003, acquisendo al contempo start-up israeliane di sicurezza informatica e sorveglianza”.

Nel gennaio 2024, Palantir annunciò una nuova partnership strategica con Israele. Nell’aprile 2025, l’amministratore delegato di Palantir rispose alle accuse secondo cui Palantir aveva ucciso palestinesi a Gaza affermando: “per lo più terroristi, è vero”.

Con l’aumento dei volumi di dati generati dai sistemi di apartheid militari e di controllo demografico israeliani- scrive Albanese nel rapporto- è cresciuta anche la dipendenza dal cloud storage e dall’informatica. Nel 2021 Israele ha assegnato ad Alphabet Inc. (Google) e Amazon.com Inc. un contratto da 1,2 miliardi di dollari (Progetto Nimbus) in gran parte finanziato con fondi del Ministero della Difesa per la fornitura di infrastrutture tecnologiche di base. Nel luglio 2024- scrive la Albanese- un colonnello israeliano ha descritto la tecnologia cloud come un’arma in tutti i sensi, citando queste aziende.

Un capitolo centrale del rapporto riguarda poi le aziende di veicoli e macchinari industriali come Caterpillar,Volvo, Hyundai Heavy Industries, RADA. Per queste aziende l’accusa risulta pesante: “Escavatori e macchinari pesanti Caterpillar, HD Hyundai e Volvo sono stati utilizzati
nella costruzione di colonie illegali per almeno 10 anni. Dall’ottobre 2023 è stato documentato che le attrezzature Caterpillar sono state utilizzate per effettuare demolizioni di massa tra cui abitazioni, moschee e infrastrutture di supporto vitale e per razziare ospedali”.

Queste aziende, tradizionalmente associate al settore edilizio, forniscono anche veicoli pesanti e blindati, spesso modificati per scopi militari. Bulldozer Caterpillar D9, escavatori Hyundai e Volvo e altri veicoli da costruzione vengono utilizzati non solo per demolire abitazioni palestinesi o realizzare strade coloniali, ma anche come strumenti tattici nelle operazioni di terra a Gaza. Questi mezzi sono stati impiegati per abbattere infrastrutture civili come ospedali o scuole, rendendo la loro funzione chiaramente militare, e non solo logistica o edilizia. Il nuovo rapporto ONU incrimina le aziende poichè: “Queste aziende hanno continuato a rifornire il mercato israeliano nonostante le abbondanti prove dell’uso criminale di questi macchinari da parte di Israele e i ripetuti appelli dei gruppi per i diritti umani a interrompere i legami”.

Nel report sono evidenziati esempi di aziende come Netafim che trarrebbero profitto dall’espansione dei possidimenti illegali israeliani nei Territori Occupati. La Netafim, leader mondiale nella tecnologia di irrigazione, ora posseduta all’80% dalla società messicana Orbia Advance Corporation che ha progettato la sua tecnologia agricola in linea con gli imperativi di espansione di Israele. Pur mantenendo un’immagine globale di sostenibilità, la tecnologia Netafim avrebbe consentito uno sfruttamento intensivo di acqua e terra in Cisgiordania nei Territori Occupati secondo il report di Francesca Albanese.

Albanese non usa mezzi termini e dice: “Laddove le entità aziendali continuino le loro attività e relazioni con Israele – con la sua economia, il suo apparato militare e i settori pubblico e privato collegati al territorio palestinese occupato – si può ritenere che abbiano consapevolmente contribuito a:

(a) Violazione del diritto palestinese all’autodeterminazione;
(b) Annessione del territorio palestinese, mantenimento di un’occupazione illegale e, di conseguenza, il crimine di aggressione e le relative violazioni dei diritti umani;
(c) Crimini di apartheid e genocidio;
(d) Altri crimini e violazioni accessori”

Israele ha respinto con forza le accuse, definendo il rapporto “pregiudizievole, tendenzioso e infondato”, mentre diverse aziende hanno evitato commenti o negato ogni implicazione. Tuttavia, secondo Reuters, solo una minoranza delle società contattate avrebbe fornito risposte pubbliche.

Il documento non ha valore giuridico vincolante, ma rappresenta un’esortazione potente affinché la responsabilità aziendale nei conflitti armati venga affrontata con la stessa serietà con cui si giudicano gli attori statali. “Il genocidio non è solo un crimine, è anche un affare”, conclude Albanese, “e va combattuto su entrambi i fronti”.

di Raffaele Riccardo Buccolo  1 Luglio 2025

Fonte: https://it.insideover.com/guerra/economia-del-genocidio-il-report-onu-di-francesca-albanese-che-accusa-decine-di-aziende-di-alimentare-lo-sterminio-a-gaza.html

sabato 5 luglio 2025

UNA GIORNATA A GAZA

Un film in progress di Michelangelo Severgnini con Rabi Bouallegue e i ragazzi della Striscia.

Il genocidio in diretta a partire dai racconti e dalle immagini di una generazione di giovani palestinesi a mani nude contro il peggior regime criminale di questo secolo.

La trappola degli aiuti umanitari, le sparatorie indiscriminate sulla folla, i bombardamenti incessanti sui civili.

L’apocalisse si manifesta oggi a Gaza.

Quasi 20 minuti che lasciano senza fiato, sospesi tra l’impotenza e la certezza che un filo con Gaza è possibile.

Disponibile sul canale YouTube dell’AntiDiplomatico a questo link: 


Approfondimenti: 


ECCO COSA DICE IL REPORT CHE HA FATTO INFURIARE USA E ISRAELE:
Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite sui territori palestinesi occupati, ha presentato un rapporto dettagliato sui profitti multimiliardari incassati da aziende di tutto il mondo con riferimento alla situazione palestinese. Immediatamente è arrivata la richiesta di rimozione da parte di USA e Israele. Quali interessi, in particolare, è andata a toccare? Ne parliamo con il giornalista Paolo Arigotti. 
Qui l'articolo citato durante la trasmissione e il link al testo integrale del rapporto: https://it.insideover.com/guerra/econ...