Roger Waters visita Julian Assange nel carcere di Belmarsh, Londra, e invia un importante messaggio.
giovedì 26 ottobre 2023
venerdì 13 ottobre 2023
La banalità del male nei crimini di guerra
Diventato virale il video di questo colono israeliano che irride così la condizione di vita senza luce e acqua per i due milioni e mezzo di palestinesi a Gaza (Fonte: L'AntiDiplomatico)
Fa ricordare le dichiarazioni di un politico ucraino, Petro Oleksijovyč Porošenko, che disse:
"I nostri figli andranno a scuola e nei parchi giochi. I loro [riferendosi ai figli dei filorussi dell'Ucraina] si dovranno rintanare nei seminterrati… così vinceremo questa guerra" (Fonte: wikiquote)
La banalità del male è una delle opere più importanti di Hannah Arendt. Il testo fu redatto nel 1963 a seguito del processo contro il criminale nazista Adolf Heichmann,
arrestato in Argentina nel 1960. Durante il processo, al quale prese
parte in qualità di inviata speciale del “New Yorker”, Hannah Arendt si
rese conto che l’uomo, privo di pensiero, si limita a mettere in pratica
gli ordini ricevuti.
Le cause dell’antisemitismo, dunque, sono state:
- l’assenza di scrupoli di coscienza;
- il meccanicismo nell’eseguire gli ordini.
(Fonte: .studenti.it)
Un terribile corto circuito della storia.
lunedì 9 ottobre 2023
Il disastro del Vajont
Due linee parallele da cui l'uomo moderno, vivendoci in mezzo, attinge e gli
esempi potrebbero essere infiniti ma oggi ricordiamo un fatto in particolare.
Una vicenda che vide come protagonisti uomo, progresso e profitto.
Il 9 ottobre, alle 22.39 di sessant'anni fa, la vela bianca del progresso in
calcestruzzo veniva scavalcata dall'onda di morte che procurò in soli quattro
minuti 1910 vittime (alcune mai trovate) nei pressi di quella che era ed è
chiamata "la diga del Vajont" spazzando via interi paesi.
Una storia di intrecci e interessi del potere economico partiti ancor
prima dello stesso boom: perizie, controperizie, presunzione, arroganza,
negligenza e occultamento di documenti (riservati) tra enti pubblico/privati e
ministeri che preferirono sacrificare vite piuttosto di ammettere l'errore, la
spavalda leggerezza che nel nome del profitto mascherato da progresso costruì
oltre alla diga anche i presupposti per una catastrofe più che prevedibile, con
i media dell'epoca (ma ancora oggi) a riempirsi la bocca della parola tragedia.
Fu uno dei debutti in terra nostra di quella tecnica, affinata negli anni a
seguire, che tra pubblico e privato permette il disastro colposo privo di
colpevoli (se non qualche sacrificabile pedina).
Ma una verità, tra tutte, è che fu permesso. E poco importa se nel processo che
ne seguì un paio di nomi furono condannati come RESPONSABILI ( tre anni e otto
mesi con condono di tre anni, danno e beffa come titoli di coda).
La responsabilità per propria definizione doveva esserci prima, durante i
lavori, durante le avvisaglie che la frana diede con largo anticipo; ritenere
responsabili "post fata" non restituì in nessun caso né vite né averi
di chi quella sera non poté difendersi.
Quella del Vajont è una tragedia che non viene mai ricordata. Dagli errori, si
dice, si dovrebbe imparare e far sì che il progresso sia una delle fonti di
benessere ma a quanto pare, di "imparato", è rimasto solo il
profitto, con la memoria che viene meno perché perpetuare il ricordo di ciò che
si poteva evitare porrebbe oggi troppi dubbi e confusione; il profitto non
possiede memoria.
