venerdì 18 gennaio 2019

Siamo pronti?


Negli anni 70, il cinema di Hollywood, nella sua migliore stagione, aveva già elettrizzato il titolo di un film.
Correvano tempi molto diversi dagli attuali; le speranze erano ancora intatte e i buoni, alla fine, vincevano sempre o quasi sempre.
La donna elettrica è un fim multi lingue, multiculturale ma profondamente nordico.
Un certo iper-realismo di cui avevo già scritto a proposito di altri splendidi lungometraggi pensati nel nord Europa, si propone come chiave di lettura di questa realtà stanca e di retroguardia dove i "conservatori" e i "buonisti" sono i veri innovatori e la modernità ha la faccia dura del capitalismo.
Il commento sonoro è straordinario e partecipa attivamente all'azione.
Il campo totale in chiusura, ci dice che siamo tutti profughi o lo possiamo diventare e che il migrante climatico non è diverso da quello economico o da quello che fugge dalla guerra: è sempre una questione di capitalismo.