martedì 24 gennaio 2017

Le città ribelli


"Vicenza si solleva" incontra il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris e discute di come passare dalla protesta contro le basi militari, la denuncia delle grandi opere, le speculazioni e gli abusi, i massacri di ogni tipo inferti alla terra e all'umanità dal finanz-capitalismo, al fare i conti con quello che succede a Vicenza e nel mondo in questi ultimi dieci anni.
Una riflessione che parte da Napoli, ma con lo sguardo anche a Barcellona, Madrid, Berlino e NewYork, insomma da quelle città definite "ribelli" che stanno sperimentando un modo nuovo e diverso di governo, rompendo, come ha detto de Magistris, con l'emergenza, i commissariamenti e la tutela dei poteri forti che sono i costruttori, le banche, gli apparati partitici e dello stato con i loro giornali e televisioni, per appoggiarsi invece ai poteri popolari, civici e assembleari dei cittadini, che questi abusi pagano direttamente sulla loro pelle.
Il sindaco ha descritto Scampia e le vele, fino a qualche tempo fa territorio governato dalla disperazione e dalla camorra e oggi coinvolto nell'abbattimento di quelli ecomostri e nel governo dal basso del proprio destino abitativo e sociale. Analoga operazione ha visto impegnata la sindaca Colau di Barcellona, partita anche lei da simili emergenze abitative e, come a Napoli, capace di riportare speranza entusiasmo e partecipazione, che invece i governi e le istituzioni europee, hanno dilapidato e perso in questi anni.

Vicenza ha vissuto la sua stagione ribelle con il Nodalmolin, con le proposte di autogoverno che quel movimento aveva sollevato con le parole d'ordine dell'altro comune e di "Vicenza libera". Proposte capaci di contribuire a far vincere un sindaco, Variati, che aveva cavalcato quel movimento con il refererndum contro la base e aderito ad un'idea di governo della città affine a quella municipalista di Cacciari a Venezia. Durante questi 10 anni quella spinta dal basso è stata soffocata e svenduta con gli accordi trasversali con banchieri truffatori, costruttori corruttori, politici e personaggi ex forzaitalioti o ex leghisti come il sindaco di Verona uscito dalla lega per concorrere con Renzi alla costruzione del partito della nazione, costringendo la città in una prospettiva di ingabbiamento e sottomissione a quel capitalismo predatorio che, sulla scia della costruita base americana, ne ha fatto una preda prelibata per ulteriori grandi opere inutili e ulteriori devastazioni.

"Vicenza si solleva" nell'epoca di Trump e Putin, propugnatori del ritorno ai nazionalismi, ai fili spinati, le stesse ricette che il secolo scorso ha tradotto in dittature e guerre; la piccola realtà vicentina unita ad altre come Napoli e Barcellona, o curde come il Rojava, o come Guam ed Okinawa, non vuole le servitù militari, le grandi opere devastatrici come la Val di Susa. Insieme a queste e molte altre ancora, intende costruire una rete stabile di confronto e scambio capace di dimostrare, come ha concluso l'incontro il sindaco de Magistris, che "un altro mondo è possibile" e che una nuova fratellanza è fattibile perchè fondata sulla maggioranza e sulla ragione.

P.S. per le devastazioni causate dalla base militare USA Dal Molin, dell'ecomostro di Borgo Berga, e degli scellerati progetti TAV, Vicenza rischia di perdere il patrocinio dell'Unesco di patrimonio dell'Umanità. Napoli invece, ha ritrovato e rinnovato la sua vocazione turistica e d'accoglienza, superando, nei numeri che fanno statistica, città di antica tradizione, come Firenze.

venerdì 20 gennaio 2017

Vicenza si solleva 2




Saremo in piazza Sabato 21 Gennaio con una manifestazione colorata e pacifica per la difesa dei beni comuni e perché vogliamo proteggere la nostra terra dai predatori del cemento e della finanza.
La partenza è alle ore 15.30 da Piazza Matteotti.
Vi aspettiamo per camminare insieme a noi, la nostra lotta è ancora lunga. Dobbiamo resistere un minuto più di quelli che stanno devastando il nostro territorio per soddisfare i propri appetiti personali.

venerdì 13 gennaio 2017

Vicenza si solleva


Sullo stesso campo del primo tendone No Dal Molin, (16 gennaio 2007 dal sì di Prodi alla nuova base Usa a Vicenza), a 10 anni di distanza, un tendone può tornare a essere la casa di una comunità in lotta.

Così, chi è ancora alla ricerca di un'altra Vicenza, chi vuole continuare a “difendere la terra per un futuro senza basi di guerra”, senza cemento, senza inquinamento, senza razzismi e senza fascismi, 
chi si è rassegnato ma non si è fermato, ... ha un buon motivo per tornare - tra il 12 e il 27 gennaio 2017 - al tendone del Presidio No Dal Molin (riscaldato!), a Ponte Marchese a Vicenza



Il programma completo delle giornate fino al 27 gennaio si trova qui
Altre info e aggiornamenti su www.nodalmolin.it.

15 giorni di assemblee, convegni e iniziative perché siamo ancora in cammino verso una società che ripudia la guerra, dove al primo posto mettiamo la tutela della terra e la difesa dei beni comuni.
Vogliamo ancora lottare contro la voracità dei potenti che cura gli interessi di pochi, e costruire insieme un mondo diverso e migliore.
Vicenza non è un’eccezione nel consumo del suolo e nella predazione delle risorse.
Dalla Tav alla Pedemontana, dalla Valdastico Sud e Nord alle Grandi Navi, dai progetti di incenerimento dei rifiuti alle discariche, dalle cave all’inquinamento dell’acqua (Pfas), il territorio del nord-est è sottoposto alla continua cementificazione ed è divorato da piccole e grandi opere inutili e dannose, facili prede per le lobby del cemento e del capitalismo finanziario.
Nei 10 anni dall'inizio della battaglia contro il Dal Molin vorremmo costruire un momento di manifestazione e mobilitazione che metta insieme i nostri No!

Vogliamo che sabato 21 gennaio diventi la giornata in cui affermiamo, ancora una volta, il nostro amore per la terra in cui viviamo.
Vogliamo che i NO che abbiamo gridato negli ultimi dieci anni, e quelli precedenti a noi, i NO che emergono dalle paludi dei ricordi, dalle nebbie che respiriamo in queste terre di pianura, che sorgono sulle nostre colline e sulle montagne all'alba, che questi NO diventino un favoloso SI alla vita, liberi dal malaffare, dalle mafie, dalle ruberie dell'uomo sull'uomo e sull'ambiente.
Vogliamo affermare che dove non c'è terra non c'è vita.
L'alternativa esiste, bisogna saperla vedere.

lunedì 2 gennaio 2017

Così è nata l'Italia moderna

... era una precisa tecnica di governo al tempo della dominazione spagnola in Italia, questa di costringere i sudditi a convivere con leggi inapplicabili e di fatto inapplicate, restando sempre un poco fuori della legge: per poterli poi cogliere in fallo ogni volta che si voleva riscuotere da loro un contributo straordinario, o intimidirli, o trovare una giustificazione per nuove e più gravi irregolarità. Così è nata l'Italia moderna, nel Seicento: ma può essere forse motivo di conforto, per noi, sapere che il malcostume ci è venuto da fuori, e che è più recente di quanto comunemente si creda.

tratto da La Chimera di Sebastiano Vassalli