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lunedì 12 marzo 2012

Dalla Tav alla Pedemontana, le Grandi Opere distruggono il nostro futuro, fermiamole!

Una delusione annunciata: il Segretario della CGIL ha ribadito la sua posizione sulla TAV, non è più tempo di infingimenti e speranze... neanche per chi aveva confuso le lotte sindacali con le lotte di civiltà.


Dal Presidio No Dal Molin:
La lotta che da oltre vent’anni vede contrapporsi la stragrande maggioranza degli abitanti della Valsusa al progetto della Tav parla a tutte e tutti noi, perché in conflitto ci sono due modelli di sviluppo, nettamente antitetici tra loro.
Rimandiamo all’abbondanza di materiale prodotto in questi anni per avvalorare le tesi di chi è contrario all’opera. Allo stesso tempo, non si può dire che i favorevoli alla Tav siano stati in grado di motivare la loro posizione, se non ricorrendo al solito mantra ideologico da ripetere in ogni occasione. (il progresso, l’Europa che lo impone e dalla quale rischieremmo di rimaner fuori, la ricchezza che si produrrebbe etc.).

 La questione della Tav assume un carattere paradigmatico, perché racchiude in sé tutti i tratti di un modello di sviluppo onnivoro e distruttivo, che si impone con un uso inaudito della forza e della repressione da parte dello stato, attraverso meccanismi che esautorano le comunità locali dalle scelte che direttamente li riguardano, arrivando a minare il concetto stesso di democrazia.


Con l’uso di mostruosità giuridiche come la legge n. 443 del 2001 (cosiddetta legge Obiettivo), dichiarando queste opere quali “strategiche e di preminente interesse nazionale”, arrivando addirittura a schierare l’esercito per difenderne i siti e i cantieri, si vuole imporre un modello di sviluppo che in tutti questi anni, è stato sinonimo di malaffare, di spesa pubblica a vantaggio dei privati (ancor più con la pratica del project financing, strumento caro a G. Galan già governatore del Veneto e poi ministro) e di distruzione del territorio e dei beni comuni.
Quindi, il modello che ha provocato la crisi, e che qualcuno ancora oggi vorrebbe far passare come salvifico, grazie anche all’insipienza generale dei mass media, schierati e allineati con i grandi gruppi economici impegnati in questi progetti e destinatari delle enormi risorse economiche che lo stato, e quindi tutte e tutti i cittadini italiani, mettono a loro disposizione. (vedi la Cooperativa CMC che ha diretto i lavori della Base militare USA Dal Molin).
Questo meccanismo perverso si manifesta, non solo in Val di Susa, ma ovunque. Che si tratti di una discarica come nel caso di Chiaiano, la Tav o la Pedemontana (per tornare da queste parti), la dinamica è la medesima, e chi vi si oppone è considerato come un criminale.

Per uscire da questa logica folle e distruttiva, emerge la necessità di un vero e proprio cambio di paradigma, per affermare che un altro modello di sviluppo non solo è possibile, ma è ormai necessario.
La direzione è tracciata dall'ultima straordinaria tornata referendaria e dalla necessaria e non più procrastinabile, affermazione del concetto di bene comune, che confligge con la pratica predatoria e privatistica dell’interesse particolare e della mercificazione di ciò che è collettivo.

Bisogna capire bene qual è la posta in gioco, e decidere da che parte stare.

Il prossimo 17 marzo ci sarà una grande manifestazione a Montecchio Maggiore(VI) contro l’autostrada Pedemontana, un'altra "grande opera" distruttiva. Una manifestazione di opposizione a quel devastante progetto e alla logica che lo impone, la stessa che vorrebbero in Val di Susa.

No alle Grandi Opere, no alla distruzione dei beni comuni, no alla repressione dei movimenti, perchè il diverso mondo possibile al quale in tanti aspiriamo, si fonda su un modello di sviluppo opposto, rispettoso dell’ambiente, fondato sulla democrazia e sulla partecipazione, sulla piena agibilità dei movimenti.

sabato 3 marzo 2012

Non disturbare il manovratore

“Le chiediamo di rimettere in discussione in modo trasparente ed oggettivo la Torino-Lione”
Il 9 febbraio scorso, quasi un mese fa, Sergio Ulgiati, Chimico Ambientale, Università degli Studi di Napoli Parthenope, Ivan Cicconi, Ingegnere, Esperto di infrastrutture e appalti pubblici, Luca Mercalli, Climatologo, Società Meteorologica Italiana, Marco Ponti, Economista, Politecnico di Milano ai quali si sono uniti altri 356 studiosi e professionisti, hanno inviato al Presidente del Consiglio un Appello per un ripensamento del progetto di nuova linea ferroviaria Torino – Lione, Progetto Prioritario TEN-T N° 6, sulla base di evidenze economiche, ambientali e sociali come:
  • la diminuita domanda di trasporto merci e passeggeri
  • l'assenza di vantaggi economici per il Paese
  • il bilancio energetico-ambientale nettamente negativo
  • le risorse sottratte al benessere del Paese
  • la sostenibilità e la democrazia
leggi tutto qui

Stanno ancora aspettando una risposta... nel frattempo la violenza ha preso la scena e oscura la legittima lotta dei valligiani.

Non bisogna disturbare gli affaristi, sempre gli stessi, dal Piemonte alla Sicilia.
Anche in questa vicenda si riconosce una tragica continuità con l'esecutivo precedente e i suoi interessi, così come fu per la base militare USA al Dal Molin a Vicenza dove i governi nazionali si alternarono senza che il progetto fosse mai messo in discussione. 

I costi della Tav: 
4 cm di Tav = 1 anno di pensione.
3 metri di Tav = 4 sezioni di scuola materna.
500 metri di Tav = 1 ospedale da 1200 posti letto,
226 ambulatori, 38 sale operatorie,
1 km di Tav = un anno di tasse universitarie per 250 mila studenti, oppure 55 nuovi treni pendolari.
TUTTA LA TAV= reddito sociale per tutti!