domenica 17 maggio 2009
Sobrietà
(…) Dobbiamo riconoscere che essere sobri nel nostro attuale momento storico è molto difficile e non tanto per l'alta produzione di “zuccheri fermentati”, venduti o distribuiti in ogni luogo, quanto per l'apologia del più sfrenato consumismo oltre ogni “sano” principio.
Da circa 200 anni s'è sviluppata una cultura dal modo di produrre industriale che è diventata la regola per governare l'economia e la scienza dell'occidente.
Questo modello unico mostra tutti i sintomi del degrado morale, ecologico, economico e necessita d'essere messo in discussione. Il dibattito per trovare nuovi paradigmi è appena all'inizio per cui domina la confusione, la parzialità, errori.
Le categorie che finora si sono contrapposte sono varianti dello stesso modello industriale, vedi ad esempio destra e sinistra, concordi nel ritenere che la crescita economica sia un fatto positivo e conflittuali solo nella distribuzione della ricchezza prodotta attraverso la crescita.
Anche molti ambientalisti si accontentano dello “sviluppo sostenibile” che è un modo di riproporre la crescita depurandola dai suoi aspetti più distruttivi. Il problema dei problemi è invece la riduzione della domanda non solo la sostituzione dell'offerta. Per l'alcolista è necessario trovare motivazioni così forti da aver necessità (desiderio) di nessuna bevanda alcolica e non di una più leggera. Troppo spesso la sobrietà viene identificata con la povertà anziché con la sanità mentale o la saggezza.
(…) Essere sobri oggi significa ridurre gli scambi mercantili e quindi ridurre la crescita. Se si percorre una strada in auto si consuma benzina (una merce) e cresce il PIL l'indice del benessere sociale secondo il modello economico occidentale. Se sulla stessa strada si sta in coda un'ora si consuma più benzina, quindi aumenta il benessere sociale. Viceversa se nell'orto di casa si autoproducono fagioli e si mangiano i propri fagioli, si fa diminuire il PIL, per cui il paradosso: i fagioli autoprodotti diminuiscono il benessere sociale. Questa è un'esemplificazione della trappola in cui siamo immersi la crescita del PIL o dell'infelicità, oppure la decrescita sobria. (…)
di F.Zaccaria tratto da Biolcalenda maggio 2009
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Ciao Maria, interessanti le riflessioni proposte da questo articolo; io credo che l'eccessiva attenzione al PIL è in parte stata anche la causa della situazione economica difficile in cui versa la notra economia e quella di tante altre nazioni al mondo "avanzate" come la nostra. Non credo che sia qualunquismo dire che sarebbe ora di ricercare nuovi modelli a cui adeguarsi, certamente non più basati sulle "antiche" logiche che usavano il PIL come fondamentale indicatore di benessere economico di una nazione.
RispondiEliminaA proposito, bello il tuo blog! ;-)