antennaparabolica
giovedì 18 settembre 2025
venerdì 5 settembre 2025
Cosa ne diceva Altan
La parata in Cina per la vittoria sul nazi-fascismo e la singolare prima pagina di Repubblica
di Paolo Desogus da un post su Facebook del 3 settembre 2025

Dire che la parata di Pechino è contro "l'Occidente" significa infatti dire che è contro i rapporti di forza che assegnano attualmente agli Usa una condizione di supremazia. Significa inoltre definire il perimetro geografico di questa potenza, ovvero quell'area del mondo entro la quale l'Europa partecipa in quanto colonia americana, dunque senza voce, senza possibilità di esprimere il proprio punto di vista.
Parlare di "Occidente" e assumere questo termine in modo neutro, senza precisazioni, significa per questo motivo dare per scontato che gli interessi dei paesi europei coincidono con quelli statunitensi. Ovviamente non è così. Gli interessi dell'Europa sono diversi da quelli degli Usa. Ma in quanto espressioni coloniali i nostri governi devono adattarsi all'indirizzo dato da Washington.
C'è un altro punto. Non solo siamo sottomessi al potere degli Usa. Non solo dobbiamo combattere le loro guerre, subire i loro dazi, armarci con le loro armi, fare nostre le loro fisime pseudoculturali (tipo la woke). Non solo dobbiamo rinunciare ai nostri interessi e persino ai nostri valori democratici. Dobbiamo anche partecipare a una guerra di "civiltà" che gli Usa stanno aprendo con la Cina: una guerra tra "Occidente" e "Oriente", con la stampa già pronta a costruire la narrazione secondo cui sarebbero "loro" gli "orientali" ad aver iniziato il conflitto.
La verità è però un'altra. La supremazia americana è in crisi e "loro" hanno deciso di spezzare le catene che li vincolano, come ad esempio il dollaro, insieme a molto altro che ha a che fare anche con gli equilibri militari.
Come andrà a finire? Per noi in Europa sicuramente male. Per combattere le guerre di "civiltà" occorre avercela, occorre avere un briciolo di "civiltà". Occorre avere una visione del mondo. Occorre essere in grado di elaborare una prospettiva per i paesi coinvolti. E noi in Europa non abbiamo nulla di tutto questo: non abbiamo visione, non abbiamo prospettiva, non abbiamo più civiltà.
P.S. Che non abbiamo più civiltà è anche dimostrato dal fatto che la prima pagina di Repubblica non reca alcuna notizia sui mille morti in Darfur a causa di una frana. Nulla nemmeno sul terremoto in Afghanistan. In compenso viene messa in risalto la morte di Emilia Fede. Siamo spacciati.
mercoledì 6 agosto 2025
Criminali di guerra
Heidi Levine, famosa fotografa, ha scattato un'immagine aerea di Gaza simile a Hiroshima da un aereo militare giordano. Ha violato le regole dell'IDF, che vieta ai giornalisti foto aeree, trasmettendola clandestinamente. Fonte

In conclusione, una buona lettura del contesto odierno 80 anni da Hiroshima: l’Uomo al suo ultimo miglio? e un buon ascolto DA HIROSHIMA A GAZA: 80 ANNI DI GUERRE con MASSIMO MAZZUCCO
sabato 12 luglio 2025
DALL'ECONOMIA DELL' OCCUPAZIONE ALL' ECONOMIA DEL GENOCIDIO
Economia del genocidio: il report ONU di Francesca Albanese che accusa decine di aziende di alimentare lo sterminio a Gaza
Il 30 giugno 2025 la Relatrice Speciale dell’ONU Francesca Albanese ha presentato al Consiglio per i Diritti Umani un rapporto che potrebbe segnare una svolta nelle responsabilità economiche nei conflitti armati. Intitolato “From Economy of Occupation to Economy of Genocide” (testo ufficiale in PDF), il documento accusa oltre 60 aziende internazionali di trarre profitto dalla distruzione sistematica della Striscia di Gaza e di contribuire direttamente o indirettamente a crimini che configurano genocidio.
Consiglio per i Diritti Umani
Cinquantanovesima sessione 16 giugno-11 luglio 2025 Punto 7 dell'odg: Situazione dei diritti umani in Palestina e negli altri territori arabi occupati
DALL'ECONOMIA DELL' OCCUPAZIONE ALL' ECONOMIA DEL GENOCIDIO
Rapporto della Relatrice Speciale sulla situazione dei diritti umani nei territori palestinesi occupati dal 1967*, **
Sintesi
Questo rapporto indaga i meccanismi aziendali che sostengono il progetto coloniale israeliano di sfollamento e sostituzione dei palestinesi nei territori occupati. Mentre i leader politici e governi si sottraggono ai propri obblighi, troppe entità aziendali hanno tratto profitto dall'economia israeliana di occupazione illegale, apartheid e ora genocidio. La complicità denunciata da questo rapporto è solo la punta dell'iceberg; porvi fine non sarà possibile senza chiamare a rispondere il settore privato, compresi i suoi dirigenti. Il diritto internazionale riconosce diversi gradi di responsabilità, ognuno dei quali richiede esame e accertamento delle responsabilità, in particolare in questo caso, in cui sono in gioco l'autodeterminazione e l'esistenza stessa di un popolo. Questo è un passo necessario per porre fine al genocidio e smantellare il sistema globale che lo ha permesso.
Leggi tutto il rapporto tradotto in italiano: https://cdn77.pressenza.com/wp-content/uploads/2025/07/Rapporto-Francesca-Albanese-def.pdf
Secondo Albanese, l’attuale campagna militare israeliana non si reggerebbe solo su decisioni strategiche, ma su una rete industriale e finanziaria che renderebbe l’aggressione “economicamente sostenibile”. Le aziende coinvolte opererebbero nei settori della difesa, della tecnologia, della sorveglianza, delle infrastrutture e anche dell’industria automobilistica.
Tra le imprese citate spiccano giganti della difesa come Elbit Systems, Israel Aerospace Industries, Rafael Advanced Defense Systems, Lockheed Martin, Boeing, General Dynamics, Leonardo, Airbus, tutte fornitrici di armamenti utilizzati nei bombardamenti o nelle incursioni di terra contro Gaza.
Nel campo della tecnologia, il report menziona Palantir
Technologies, che fornisce software di sorveglianza alle
autorità israeliane; Google e Amazon,
coinvolte nel controverso progetto Nimbus di cloud computing
per il governo israeliano e altri colossi come IBM,
HP e Microsoft, accusati di
contribuire alle infrastrutture digitali dello Stato israeliano,
comprese le piattaforme di riconoscimento facciale e i sistemi di
controllo nei checkpoint e nei Territori occupati. Come racconta il
report: “Microsoft è attiva in Israele dal 1991, sviluppando il
suo più grande centro al di fuori degli Stati Uniti. Le sue
tecnologie sono integrate nel sistema penitenziario, nella polizia,
nelle università e nelle scuole, comprese le colonie. Microsoft ha
integrato i suoi sistemi e la tecnologia civile nell’esercito
israeliano dal 2003, acquisendo al contempo start-up israeliane di
sicurezza informatica e sorveglianza”.
Nel gennaio 2024,
Palantir annunciò una nuova partnership strategica
con Israele. Nell’aprile 2025, l’amministratore delegato di
Palantir rispose alle accuse secondo cui Palantir aveva ucciso
palestinesi a Gaza affermando:
“per lo più terroristi, è vero”.
Con l’aumento dei volumi di dati generati dai sistemi di apartheid militari e di controllo demografico israeliani- scrive Albanese nel rapporto- è cresciuta anche la dipendenza dal cloud storage e dall’informatica. Nel 2021 Israele ha assegnato ad Alphabet Inc. (Google) e Amazon.com Inc. un contratto da 1,2 miliardi di dollari (Progetto Nimbus) in gran parte finanziato con fondi del Ministero della Difesa per la fornitura di infrastrutture tecnologiche di base. Nel luglio 2024- scrive la Albanese- un colonnello israeliano ha descritto la tecnologia cloud come un’arma in tutti i sensi, citando queste aziende.
Un capitolo centrale del rapporto riguarda poi le aziende di
veicoli e macchinari industriali come Caterpillar,Volvo,
Hyundai Heavy Industries, RADA. Per
queste aziende l’accusa risulta pesante: “Escavatori e macchinari
pesanti Caterpillar, HD Hyundai e Volvo sono stati utilizzati
nella
costruzione di colonie illegali per almeno 10 anni. Dall’ottobre
2023 è stato documentato che le attrezzature Caterpillar sono state
utilizzate per effettuare demolizioni di massa tra cui abitazioni,
moschee e infrastrutture di supporto vitale e per razziare ospedali”.
Queste aziende, tradizionalmente associate al settore edilizio,
forniscono anche veicoli pesanti e blindati, spesso modificati per
scopi militari. Bulldozer Caterpillar D9, escavatori Hyundai e Volvo
e altri veicoli da costruzione vengono utilizzati non solo per
demolire abitazioni palestinesi o realizzare strade coloniali, ma
anche come strumenti tattici nelle operazioni di terra a Gaza. Questi
mezzi sono stati impiegati per abbattere infrastrutture civili come
ospedali o scuole, rendendo la loro funzione chiaramente militare, e
non solo logistica o edilizia. Il nuovo rapporto ONU incrimina le
aziende poichè: “Queste aziende hanno continuato a rifornire il
mercato israeliano nonostante le abbondanti prove dell’uso
criminale di questi macchinari da parte di Israele e i ripetuti
appelli dei gruppi per i diritti umani a interrompere i legami”.
Nel
report sono evidenziati esempi di aziende come Netafim
che trarrebbero profitto dall’espansione dei possidimenti illegali
israeliani nei Territori Occupati. La Netafim, leader mondiale nella
tecnologia di irrigazione, ora posseduta all’80% dalla società
messicana Orbia Advance Corporation che ha
progettato la sua tecnologia agricola in linea con gli imperativi di
espansione di Israele. Pur mantenendo un’immagine globale di
sostenibilità, la tecnologia Netafim avrebbe consentito uno
sfruttamento intensivo di acqua e terra in Cisgiordania nei Territori
Occupati secondo il report di Francesca Albanese.
Albanese non
usa mezzi termini e dice: “Laddove le entità aziendali continuino
le loro attività e relazioni con Israele – con la sua economia, il
suo apparato militare e i settori pubblico e privato collegati al
territorio palestinese occupato – si può ritenere che abbiano
consapevolmente contribuito a:
(a) Violazione del diritto palestinese
all’autodeterminazione;
(b) Annessione del territorio
palestinese, mantenimento di un’occupazione illegale e, di
conseguenza, il crimine di aggressione e le relative violazioni dei
diritti umani;
(c) Crimini di apartheid e genocidio;
(d) Altri
crimini e violazioni accessori”
Israele ha respinto con forza le accuse, definendo il rapporto “pregiudizievole, tendenzioso e infondato”, mentre diverse aziende hanno evitato commenti o negato ogni implicazione. Tuttavia, secondo Reuters, solo una minoranza delle società contattate avrebbe fornito risposte pubbliche.
Il documento non ha valore giuridico vincolante, ma rappresenta un’esortazione potente affinché la responsabilità aziendale nei conflitti armati venga affrontata con la stessa serietà con cui si giudicano gli attori statali. “Il genocidio non è solo un crimine, è anche un affare”, conclude Albanese, “e va combattuto su entrambi i fronti”.
di Raffaele Riccardo Buccolo 1 Luglio 2025
sabato 5 luglio 2025
UNA GIORNATA A GAZA
Un film in progress di Michelangelo Severgnini con Rabi Bouallegue e i ragazzi della Striscia.
Il genocidio in diretta a partire dai racconti e dalle immagini di una generazione di giovani palestinesi a mani nude contro il peggior regime criminale di questo secolo.
La trappola degli aiuti umanitari, le sparatorie indiscriminate sulla folla, i bombardamenti incessanti sui civili.
L’apocalisse si manifesta oggi a Gaza.
Quasi 20 minuti che lasciano senza fiato, sospesi tra l’impotenza e la certezza che un filo con Gaza è possibile.
martedì 10 giugno 2025
Ricordare
Il 10 giugno 1924 il deputato socialista Giacomo Matteotti fu rapito e ucciso da un commando di camicie nere.
Il 30 maggio precedente, in un celebre discorso alla Camera dei Deputati, aveva denunciato i brogli elettorali commessi dai fascisti durante le elezioni del 6 aprile 1924.
Il corpo di Matteotti fu ritrovato solo il 16 agosto 1924. Il 3 gennaio 1925, in un altrettanto celebre discorso, Mussolini si assunse tutta la “responsabilità politica, morale e storica” dell’omicidio.
Ricordato da: https://t.me/ilrovoelarosa